Alcuni studi scientifici avevano indicato che l'assunzione di farmaci per la disfunzione erettile potesse ridurre la probabilità di sviluppare il tumore alla prostata. Tuttavia, una nuova ricerca ha scoperto che questi farmaci non hanno un ruolo nella prevenzione del cancro alla prostata. La disfunzione erettile è un problema comune con una prevalenza del 20-40% nella sesta decade di vita e si avvicina al 75% nella settima decade. Farmaci come Tadalafil (Cialis), Sildenafil (Viagra) e Vardenafil (Levitra) sono inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 inibitori PDE-5 comunemente usati per trattare la disfunzione erettile. Studi in vitro su modelli murini hanno indicato che questi farmaci potrebbero avere una certa attività antitumorale, ma l’evidenza negli esseri umani non è ben definita.
Dato l'uso di routine degli inibitori di PDE-5 e la possibilità che questi farmaci possano avere attività antitumorale, i ricercatori hanno verificato se il loro impiego è associato a rischio di sviluppare il carcinoma alla prostata. Utilizzando i dati di REDUCE, uno studio multicentrico della durata di 4 anni, che ha verificato l'effetto della assunzione giornaliera di Dutasteride per il trattamento della iperplasia prostatica benigna (IPB) sul rischio di cancro alla prostata negli uomini, i ricercatori hanno analizzato se l’uso di farmaci per la disfunzione erettile su più di 6.500 pazienti fosse in grado di influenzare il rischio generale di cancro alla prostata e il grado di malattia.
Tutti i partecipanti nello studio REDUCE erano tenuti a sottoporsi a biopsie a 2 e 4 anni dopo l'arruolamento. Dei 6.501 uomini che hanno preso parte allo studio, 364 (5.6% ) avevano fatto uso di inibitori di PDE-5. Durante lo studio, il tumore alla prostata è stato diagnosticato in 71 di questi uomini (19.5%) contro 1.391 su 6.137 (22.7%) soggetti che non avevano assunto gli inibitori di PDE-5. La differenza non è risultata significativa. L'analisi del grado di cancro alla prostata non ha mostrato alcuna correlazione tra l'uso di inibitori di PDE-5 e il tumore di basso o di alto grado.
Sono necessari studi con periodi di follow-up più lunghi e più ampie popolazioni per determinare l'esistenza di una associazione tra cancro alla prostata e gli inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5.
Dott. Gian Luca Milan
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