La riduzione della fertilità maschile negli ultimi anni ha portato la comunità scientifica ad affrontare il tema dell’inquinamento ambientale. Sembra che rispetto a circa 50 anni fa la qualità del liquido seminale sia diminuita (50% in meno del numero degli spermatozoi). Questo produce un aumento delle coppie che non riescono a procreare. L’ambiente in cui si vive, gli stili di vita e il contesto sociale sono tutti fattori negativi per la procreazione.Se parliamo di ambiente non possiamo trascurare l’inquinamento.
L’aria che respiriamo, i cibi che mangiamo e l’acqua che beviamo presentano sempre più tracce più o meno significative di agenti inquinanti che danneggiano il sistema riproduttivo nel maschio. L’unica nostra difesa sembra quella della prevenzione.
Dobbiamo sempre più essere accorti nel scegliere prodotti che ci diano le ampie garanzie di essere “genuini” per proteggere la nostra salute.
Purtroppo, esistono fonti di inquinamento dai quali non possiamo proteggerci come l’ambiente in cui viviamo o lavoriamo.
Prevenzione primaria in questi casi significherebbe cambiare o il posto di lavoro o il luogo in cui si vive.
Gli uomini che lavorano in ambienti con esposizione professionale al cadmio, piombo o altre sostanze nocive possono presentare un problema di fertilità.
In questi casi è possibile supportare questi lavoratori con diete ricche calcio e zinco o vitamine (C, B1 e B6) per ridurre la tossicità delle sostanze prima citate sulla fertilità.
Recentemente si sta valutando la supplementazione di melatonina nei soggetti esposti al bisfenolo A.
Questa sostanza, impiegata nelle industri di produzione di plastica, sembra creare seri danni testicolari e in particolare agli spermatozoi.
Altro fattore importante per la fertilità sono le infezioni sessualmente trasmissibili e le infezioni di agenti patogeni che interessano l’apparato riproduttore come Escherichia Coli, Klebsiella, Enterococco, Clamidia e Micoplasma.
Negli ulti tempi si sta valutando il ruolo del papillomavirus (HPV) come nuovo fattore di rischio per la salute andrologica.
L’HPV era da sempre considerata una infezione sessualmente trasmissibile che creava danni solo nelle donne in quanto possibile fattore di rischio per l’insorgenza del tumore della cervice uterina.
Tuttavia, recenti studi scientifici mettono in evidenza il ruolo dannoso che tale infezione nel maschio può avere in ambito riproduttivo.
Circa il 70-80% dei maschi sessualmente attivi pare possa contrarre l’infezione da HPV in qualche momento della propria vita.
Nell’uomo l’infezione molto spesso risulta asintomatica e si risolve spontaneamente.
Non dobbiamo trascurare che questo virus può causare, però, nel maschio la formazioni di condilomi o causare infertilità.
La prevenzione primaria in questo caso si attua mediante la sensibilizzazione della popolazione sessualmente attiva per ridurre drasticamente la possibilità di contagio.
Nell’ottica di prevenzione la vaccinazione delle ragazzine e, anche in un prossimo futuro, dei giovani maschietti rappresenterà un valido strumento per debellare questa infezione sessualmente trasmissibile nelle prossime generazioni.
Altro importante tema riguarda l’obesità maschile come fattore di rischio per l’infertilità.
Nei paesi industrializzati il peso corporeo degli individui sembra sempre più in aumento.
Si stima che più del 50% degli uomini in età fertile sia in sovrappeso. Questo può determinare da una parte una riduzione della lunghezza dell’organo genitale maschile e dall’altra una riduzione dei volume testicolari.
La riduzione del peso corporeo e soprattutto del grasso viscerale può portare al miglioramento della funzione riproduttiva maschile per il miglioramento della qualità del liquido seminale.
La prevenzione primaria in questo caso deve porte ad uno stile di vita adeguato: dieta regolata e attività adeguata per mantenere il peso corporeo entro i limiti fisiologici.
La protezione della fertilità maschile porterà sempre più a parlare di prevenzione attiva in ambito uro/andologico.
Dott. Gian Luca Milan
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