«Urologo, Andrologo chi sono?!». Ecco cosa rispondono gli italiani interpellati in tema di prevenzione al maschile: otto su dieci non sono mai andati dall’urologo. Il 43% non sa che le malattie sessualmente trasmissibili si possono prevenire e, davanti al sospetto di averne presa una, il 31% preferisce parlarne con un amico piuttosto che con il medico. Solo il 16% usa regolarmente il preservativo durante i rapporti. Il 48% crede che perfino che l’epatite B sia causata dall’alimentazione scorretta.
I maschi italiani si trascurano, prestano poca attenzione all’alimentazione, si lasciano andare a stili di vita poco salutari e, soprattutto, sfuggono ai controlli di routine con il medico. Insomma, l’italiano medio non crede nella prevenzione, nemmeno quando si tratta di disturbi ‘intimi’ legati all’apparato uro-genitale. Il ritratto è stato delineato da un sondaggio su oltre 20 mila uomini.
L’ideale, hanno spiegato gli esperti in occasione della presentazione della campagna, sarebbe instaurare un rapporto di fiducia con l’urologo già a partire dall’adolescenza, per aiutare i ragazzi alle prese con lo sviluppo sessuale e insegnare loro le basi della prevenzione sessuale e riproduttiva e a eseguire l’autopalpazione dei genitali, per monitorarne lo stato di salute. Eppure, confermano i dati, in Italia meno del 5 per cento dei ragazzi sotto i 20 anni di età ha fatto una visita dall’urologo. Dai 40 anni controlli annuali assumono ancora più importanza per riconoscere sintomi di infezioni legate all’attività sessuale, i primi segni di alterazioni della fertilità o disfunzioni sessuali, consentendo di intervenire precocemente.
La scarsa attenzione alla prevenzione influisce significativamente sul tasso di incidenza di alcuni disturbi, cancro compreso. Eppure gli uomini sono i primi a non essere convinti che un cambiamento dello stile di vita possa davvero fare la differenza. Dal varicocele, che riguarda circa un ragazzo su quattro dai 15 ai 25 anni di età, alle sempre più frequenti malattie sessualmente trasmissibili, dalla prostatite, all’ipertrofia prostatica benigna (IPB), l’aumento di volume della ghiandola che può verificarsi in tutti gli uomini, già a partire dai 35 anni, che può dare problemi con l’avanzare dell’età. Patologie dovute, nella maggior parte dei casi, a stili di vita sbagliati. Se trascurate, possono minare la qualità di vita con conseguenza importanti come l’impotenza e l’infertilità. Per questi motivi la prevenzione è fondamentale fin da una giovane età.
Per chi ha famigliarità per il tumore alla prostata, il test del PSA dovrebbe essere eseguito almeno una volta tra i 45 e i 50 anni. Da non sottovalutare anche altri campanelli d’allarme, come disturbi alla minzione importanti. Ogni anno in Italia sono oltre 36.000 gli uomini ai quali viene diagnosticato un tumore alla prostata, 2.200 sono invece le diagnosi per quello al testicolo tra gli under40 e quasi 21.000 quelle del carcinoma alla vescica. La diagnosi precoce e mirata, però, cambia le prospettive di guarigione per queste neoplasie a 5 anni dalla diagnosi, che possono superare l’80 per cento.