Le ragioni per ricorrervi sono tante quanti sono gli uomini stessi: da chi svolge lavori ad alto rischio ai professionisti dello sport, dai pazienti di vasectomia che un giorno potrebbero cambiare idea. Tuttavia, la maggior parte di coloro che desiderano conservare il sogno di una famiglia sono gli sfortunati giovani maschi prima di sottoporsi a chemioterapia, radioterapia o interventi chirurgici che con ogni probabilità li renderanno sterili. Qualunque sia la motivazione soggettiva che spinge un uomo a richiedere la crioconservazione del proprio sperma, una cosa è chiara: sempre più uomini scelgono di proteggere il loro futuro da una possibile perdita della fertilità, e la crioconservazione del seme offre una protezione sicura, affidabile, provata.
Lo sperma raccolto per la crioconservazione viene sottoposto a spermiogramma (o esame del liquiod seminale) per verificarne la quantità e la qualità, dopodiché viene trasferito in varie provette il cui numero dipende dal volume totale del campione e dal numero degli spermatozoi mobili presenti in ciascun millilitro del materiale raccolto. Il processo di congelamento dura circa 3 ore. Il giorno successivo viene recuperata una singola fiala da sottoporre a controllo del numero e della mobilità degli spermatozoi scongelati.
Il maggior rischio della crioconservazione è rappresentato dall’incapacità degli spermatozoi di conservare la loro vitalità e fertilità durante il processo di congelamento e di recupero, e in linea di massima circa la metà delle cellule spermatiche presenti nel campione non sopravvive al processo.
I dati ottenuti dall’analisi del campione di prova scongelato nelle 24 ore aiuta a stabilire il numero ideale di campioni di sperma che dovrebbero venire crioconservati per ottimizzare le probabilità di una futura riproduzione. Qualunque campione di sperma ottenuto dopo il primo subisce lo stesso identico trattamento: spermiogramma, provetta per il test, scongelamento nelle 24 ore e analisi.
Inoltre, il numero dei campioni crioconservati è diverso per ciascun paziente e dipende da vari fattori:
- l’età del paziente
- il numero di figli già nati
- la qualità del seme
- la fertilità
- le condizioni generali di salute
Per ottimizzare il numero di spermatozoi presente nell’eiaculato si attendono sempre 48 ore tra una raccolta e quella successiva, e in linea di massima si tende a conservare almeno tre eiaculati distinti. Il seme crioconservato può essere utilizzato per la riproduzione in molti modi, che prevedono sempre il ricorso alla Fecondazione Assistita. Il metodo più semplice è rappresentato dalla Inseminazione IntraUterina , durante la quale lo sperma scongelato e lavato viene inserito nell’utero della donna in prossimità del periodo di ovulazione. La qualità del seme, la fertilità della donna e la sua età condizionano la probabilità di gravidanza. Inoltre, il numero di campioni congelati determina il numero di tentativi di IUI che è possibile effettuare, e naturalmente, più è elevato il numero dei campioni di sperma disponibili, più aumentano le probabilità di gravidanza e in parallelo, le possibilità di ottenere gravidanze successive.
Un’altra modalità di Fecondazione Assistita che è possibile eseguire partendo da spermatozoi crioconservati è la Fecondazione in Vitro (FIV), una tecnica riproduttiva nella quale gli ovociti estratti dalle ovaie femminili vengono fecondati con lo sperma del partner in laboratorio; gli ovociti fecondati (embrioni) vengono poi trasferiti (transfer) nell’utero della donna, dove rimangono fino al parto. Questa procedura è particolarmente utile per gli uomini che non possono produrre più di un campione di sperma per ragioni di salute, perché producono sperma di qualità sub-ottimale o che hanno poco tempo, per esempio perché devono sottoporsi immediatamente a terapia antitumorale. Le nuove tecniche di Fecondazione Assistita come la microiniezione di spermatozoi (ICSI) rendono infatti possibile la fecondazione anche con pochissimi spermatozoi.
Nella mia pratica clinica le principali indicazioni alla crioconservazione del seme è rappresentato dai soggetti con sospetto tumore testicolare. Prima dell’intervento di asportazione del testicolo per sospetta neoplasia è opportuno effettuare la crioconservazione dei gameti in quanto, molto spesso, dopo l’intervento il paziente dovrà sottoporsi a radioterapie e/o chemioterapie che se da un lato garantiscono una guarigione quasi del 100% dei pazienti, dall’altra possono determinare un infertilità definitiva. La possibilità di poter garantire al paziente con tumore del testicolo una possibile chance di aver figli, dopo il complesso iter chirurgico ed oncologico, rappresenta non solo una indicazione primaria dal punto di vista medico-chirurgico ma soprattutto psicologico. Il soggetto colpito da una malattia grave (che solitamente si ha in giovane età) può essere vissuto con maggior forza e volontà nella consapevolezza di poter preservare, seppur artificialmente, la propria fertilità.
Dott. Gian Luca Milan