quale acqua la migliore

Quale acqua devo bere: questa è una delle domande che più frequentemente mi pongono i pazienti. Una percentuale abbastanza alta della popolazione soffre di calcolosi renale sia nelle forme più gravi (presenza di calcoli voluminosi che possono comportare un danno alla funzione di questo organo) sia nelle forme più lievi (presenza di renella ovvero “sabbia” renale) con scarsa sintomatologia e alterazione della funzione.

Per la maggior parte dei calcoli, dal punto di vista medico, non esiste alcuna evidenza scientifica che supporti l’utilizzo di una marca di acqua piuttosto che di un’altra e non esistono nemmeno evidenze che possano far preferire una determinata acqua in bottiglia all’acqua del rubinetto. Questo significa che ciò che importa per prevenire la formazione dei calcoli non sono tanto il residuo fisso, il fatto che ci sia gas o meno o il sapore quanto la quantità di acqua assunta.

Per quanto riguarda i nostri reni, i calcoli si formano per l’aggregazione di microcristalli. Se si provvede ad un corretto apporto idrico, è la stessa acqua che agisce meccanicamente “lavando” via i cristalli prima che questi si possano aggregare a formare microcalcoli e quindi calcoli veri e propri. L’adeguato apporto idrico è il primo atteggiamento corretto che qualsiasi essere umano dovrebbe rispettare per prevenire la formazione di calcoli. A maggior ragione chi soffre di calcolosi. Non è un caso che in paesi dove il clima è più arido e secco (e quindi dove il corpo tende a trattenere i liquidi creando meno urina) ci sia un’incidenza di calcolosi più elevata.

Se il comune della propria città o del proprio paese garantisce la distribuzione di un acqua microbiologicamente pura e potabile, allora il consiglio è di bere acqua del rubinetto.

Gasata, naturale, povera di sodio, ricca di minerali l’acqua può avere diverse caratteristiche ed è alla base della vita. Per un uomo in salute, l’apporto medio giornaliero di acqua consigliato è di 1,5-2 litri con l’obiettivo di avere una diuresi di circa 2 litri al giorno.

Negli ultimi decenni l’acqua è diventata un business incredibile: viene venduta come se fosse una bibita. Ognuno di noi è libero di scegliere la propria acqua da bere, in base ai propri gusti personali, ma rimane importante essere consapevoli che conta soprattutto il concetto della quantità più che la qualità. Se proprio volessimo fare delle precisazioni ed esser fini possiamo dire che si può consigliare di bere acqua con basso residuo, ovvero con basse quantità di sali di calcio. Tuttavia nella letteratura scientifica urologica non sono presenti studi scientifici che possano confermare questa teoria molto diffusa nelle campagne pubblicitarie delle acque minerali; al contrario – i pochi studi epidemiologici condotti in questo campo – sembrano negare la pericolosità dell’acqua “dura” (ad elevato residuo fisso) nella genesi dei calcoli. Questo perché i sali di calcio possono contribuire a ridurre l’assorbimento degli ossalati presenti nella dieta. Se il consiglio di bere molto ha ampie conferme scientifiche nella prevenzione della calcolosi, lo stesso non si può dire sul tipo di acqua: ad oggi restrizioni particolari non sembrano giustificate, tranne quella di preferire acque non gassate.
Inoltre, esistono condizioni cliniche in cui un elevato introito di liquidi può essere controproducente o addirittura pericoloso, come in corso di colica renale o nei pazienti con problemi cardio-circolatori. La colica renale, in particolare, è solitamente generata dalla distensione delle vie urinarie a monte dell’ostacolo (il calcolo) che impedisce il normale defluire dell’urina verso la vescica. In questa fase bere molta acqua (o somministrare farmaci per via parenterale) può contribuire ad aumentare il dolore. L’acqua può essere integrata con assunzione di altri tipi di liquidi (come i succhi di frutta) mentre risultano estremamente controindicate le bevande zuccherate e gli alcoolici.

Dott. Gian Luca Milan

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