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L’uomo da sempre è stato meno attento rispetto alla donna alla ricerca di prodotti specifici per l’igiene intima. Tuttavia, negli ultimi tempi questa tendenza sta cambiando. Anche l’uomo ricerca sempre più quotidianamente una pulizia dei propri genitali da una parte per un motivo igienico ma dall’altro sanitario per prevenire irritazioni o infezioni dell’apparato uro-genitale. La donna culturalmente sin dall’adolescenza, con l’instaurarsi delle mestruazioni, sta molto attenta alla propria igiene intima e va alla ricerca di prodotti più idonei per la giusta detersione dei propri genitali.
L’uomo, per contro, è meno abituato a ricercare prodotti per il proprio fisico e spesso arriva ad utilizzare prodotti che trova “a portata di mano” magari utilizzati dalla propria compagna. Questa situazione se occasionale risulta innocua ma se diventa ripetuta nel tempo può portare a patologie dell’apparato genitale maschile. Si sa che il pH dell’apparato genitale maschile è diverso da quello femminile. I principali detergenti femminili sono di tipo acido (con pH uguale o inferiore a 4,5). Se utilizzati dall’uomo questi prodotti possono provocare l’insorgenza di prurito, bruciore, arrossamento con gonfiore del prepuzio o del glande. Ciò è dovuto al fatto che i bagno schiuma o saponi femminili con pH acido possono contenere dei tensioattivi che vanno a ledere il normale strato protettivo della pelle dei genitali maschili con la possibile insorgenza di processi patologici di tipo infettivo.
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L’induratio Penis Plastica (IPP) è detta anche malattia di La Peyronie dal medico francese che la descrisse alla fine del 1700. Questa malattia porta a una degenerazione fibrotica e a volte calcifica della tunica albuginea dei corpi cavernosi o del setto intercavernoso. Ciò determina un retrazione dell’organo e ad una curvatura che può essere lieve o molto accentuata fino ad arrivare all’impossibilità del rapporto penetrativo. In alcuni casi la malattia determina disfunzione erettile sia per l’impatto psicologico che attanaglia il soggetto affetto sia per un problema vascolare in quanto a causa della fibrosi può venire meno “l’intrappolamento” del sangue nei corpi cavernosi durante l’erezione con possibile insorgenza di deficit vascolare di tipo veno-occlusivo.
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L’incontinenza urinaria nella donna viene spesso considerata come una forma unica e quindi che non necessita di indagini diagnostiche supplementari. Tuttavia, esistono diversi tipi di incontinenza urinaria e una corretta valutazione diagnostica permette un adeguato trattamento con i migliori risultati per le pazienti. Ovviamente vale la regola generale che sulla base dei reperti anamnestici e della visita urologica eseguita si scelga la via ritenuta più breve per giungere alla diagnosi anche se questa comprende indagini di tipo invasivo. D’altro canto se i rilievi anamnestici non forniscono alcun elemento utile l’iter diagnostico si indirizzerà in una prima fase alle forme più comuni di incontinenza urinaria utilizzando in questo caso inizialmente a metodiche diagnostiche meno invasive.
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L’ingrossamento prostatico benigno (IPB) è una patologia del maschio adulto/anziano che colpisce circa 80% dei soggetti dopo i 50 anni. I sintomi più frequenti sono la nicturia, urgenza minzionale, ridotto flusso urinario e senso di incompleto svuotamento vescicale. La terapia medica si basa sull’utilizzo di farmaci alfa bloccanti come la doxazosina, terazosina, alfusozina, tamsulosina o silodosina. Altro approccio per l’IPB prevede l’impiego di farmaci inibenti l’enzima 5 alfa reduttasi come la finasteride o dutasteride. Gli effetti collaterali delle terapie farmacologiche sono l’ipotensione ortostatica, vertigini, cefalea, astenia, congestione nasale, eiaculazione retrograda per la terapia alfa litica, mentre possiamo osservare deficit erettile, alterazione della libido e riduzione del volume di liquido seminale per gli inibitori della 5 alfa riduttasi.