Cialis da 5 mg 1 volta al giorno: terapia adeguata anche in caso di disfunzione erettile completa
Nuove evidenze scientifiche dimostrano un’ampia efficacia del farmaco Tadalafil da 5 mg (Cialis) nel miglioramento della funzionalità erettile.
La disfunzione erettile completa, definita come persistente insuccesso a raggiungere una adeguata erezione per un soddisfacente rapporto sessuale, può rappresentare una sfida per gli inibitori della fosfodiesterasi 5. Infatti, pazienti con deficit erettile completo potrebbero scontrarsi con conseguenze che riducono l’efficacia di questi farmaci, generano ‘evitamento’ e stress nelle relazioni sessuali e inducono gli uomini a dichiarare che ‘la terapia non ha funzionato’. Questo genera un circolo vizioso per cui gli uomini con deficit erettile severo risultano ancora più resistenti a cercare un consulto medico. D’altro canto, da un punto di vista fisiopatologico, una prolungata riduzione della frequenza delle erezioni può ulteriormente peggiorare la severità del deficit erettile perché si ha una alterazione cronica della tensione di ossigeno a livello arterioso e cavernoso.
Cancro alla prostata: primo per incidenza nell'uomo
Mai come oggi è importante che gli uomini imparino a fare prevenzione con costanza contro il cancro alla prostata. Sul banco degli imputati il tumore alla prostata. In Italia, con 42.800 nuovi casi nel 2011, e' il piu' frequente tra i tumori maschili, con un'incidenza superiore a colon e polmone. Dato allarmante, la malattia e' in aumento tra i giovani. Un tempo patologia tipica dell'eta' avanzata, oggi sempre piu' soggetti con età inferiore agli anni 60 si trovano a far i conti con il carcinoma prostatico. E’ importante, pertanto, che gli uomini a partire dai 45 - 50 anni ogni anno si sottopongano a un controllo urologico. In caso di familiarità per tumore prostatico l’età consigliabile per eseguire la prima visita urologica di prevenzione è di 40 anni. Un semplice esame del sangue, il dosaggio del PSA, puo' dare immediata evidenza dell'insorgere della patologia e guidare il percorso medico. E' importante non trascurare i primi segnali: bruciore, difficolta' urinarie, frequenza della minzione e sangue nelle urine o nello sperma. Chi ha questi sintomi non ha alibi per non farsi subito controllare anche se tali disturbi ben difficilmente possono essere correlati alla presenza di un tumore, almeno nelle fasi iniziali, ma più spesso segni di infiammazione alla prostata (prostatiti) o ingrossamento benigno dell’organo (IPB). L'impressionante aumento dell'incidenza e' legato non solo ai fattori di rischio probabilmente in aumento ma soprattutto alla diffusione del PSA nella popolazione maschile. Di fondamentale importanza è il tema della multidisciplinarita': prima di intervenire occorre definire il percorso attraverso l'interazione tra i vari specialisti, individuando il ruolo di ciascuna terapia a seconda del paziente. Non si puo' avere una visione solo chirurgica o solo oncologica.
Implicazioni dell'uomo nell'aborto spontaneo
Una delle domande più frequenti che una coppia dopo un aborto spontaneo sottopone all’urologo/andrologo è se vi sono delle cause maschili di tipo cromosomico o genetico.
Tra le cause conosciute di aborto ci sono le aberrazioni cromosomiche occasionali, cosiddette 'de novo', alcune forme di trombofilia ereditaria, come Fattore V Leiden e la mutazione del gene della protrombina, anomalie uterine congenite o acquisite come ad esempio i polipi, endocrine, disturbi autoimmuni e, forse, abitudini di vita non salutari come il fumo, l’obesità e lo stress psicologico. La maggior parte di queste condizioni sono legate alla donna, mentre il contributo del maschio rimane relativamente inesplorato.
L'alterazione dei parametri spermatici valutati in base a criteri classici del WHO (concentrazione, motilità, morfologia) non è chiaramente associata al rischio di aborto sporadico o ricorrente. Tuttavia alcune carenze del liquido seminale potrebbero rappresentare la manifestazione di una causa più profonda. Un esempio di questo è il caso di embrioni con anomalie cromosomiche originati da errori di divisione dei cromosomi durante la spermatogenesi di uomini con oligoastenoteratospermia grave.
Carcinoma alla prostata e sorveglianza attiva
Operare o non operare? Radio o brachiterapia? Fare un trattamento o tenere la malattia sotto controllo? Le opzioni a disposizione degli uomini con un tumore della prostata sono diverse e le scelte vanno fatte, prima di tutto, in base al tipo di neoplasia e al suo stadio di evoluzione. Una possibile strategia potrebbe essere la sorveglianza attiva ovvero convivere con il cancro rinviando le cure. E’ una possibilità riservata solo a determinate tipologie di malati, con un carcinoma di piccole dimensioni e poco aggressivo (in termini tecnici, appartenenti alla cosiddetta “classe di rischio basso”: T1 e T2a, Gleason non superiore a 6, PSA inferiore a 10 e con non più di due biopsie positive). La sorveglianza attiva consiste, in sostanza, nel posticipare le terapie al momento in cui il carcinoma diagnosticato cambia atteggiamento, se lo cambia. Nel frattempo, il paziente viene gestito come un sorvegliato speciale e sottoposto a esami e visite periodiche per tenere la malattia sotto stretta osservazione. Esplorazione rettale e PSA ogni tre mesi, ripetizione della biopsia a scadenze prestabilite (a un anno dalla diagnosi, poi alla fine del secondo, del quarto, del settimo e del decimo anno).