Carcinoma prostatico: fonti di informazione prima del trattamento
Molteplici sono le fonti di informazione cui si rivolge il paziente con carcinoma della prostata, diverse a seconda della etnia, l’istruzione e la sede dello studio. La più utilizzata e utile è risultata la descrizione della terapia da parte del medico curante.
La disponibilità, l’utilizzo e l’utilità delle varie fonti di informazione è fondamentale nella scelta del trattamento del carcinoma prostatico, spesso basata sui risultati attesi. Mentre la disponibilità di documentazione è ampia, i problemi relativi a gradimento, qualità e chiarezza possono limitarne l’uso e l’utilità.
Nonostante l'elevata prevalenza di tumore alla prostata, pochi sono i dati relativi alla frequenza d’uso delle fonti di informazione da parte dei pazienti, alla loro utilità e gradimento.
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La fertilità del maschio negli anni
Attenzione uomini !!! Anche per voi conta l’età per fare i figli.
“Trovate il tempo per fare un bambino” aveva ammonito l'economista Sylvia Ann Hewlett.
Ingannate dall'idea che per la medicina tecnologica tutto sia possibile, e dall'aspetto fisico che le fa apparire sempre giovani, le donne sono state indotte a credere che rimandare la maternità non sia un problema. Ma l'orologio biologico scorre anche per i maschi.
Nelle società occidentali si diventa padri sempre più tardi.
Tuttavia, la natura ha altre regole: uno studio pubblicato da Human Reproduction conferma che uomini sani cominciano a perdere fertilità a partire dai vent'anni. I ricercatori della School of Public Health dell'università di Berkeley hanno studiato i campioni di sperma di un centinaio di uomini tra i 20 e gli 80 anni. L'effetto più significativo dell'età non è tanto sulla quantità del seme, quanto sulla motilità degli spermatozoi, che diminuirebbe dello 0,7 per cento per ogni anno di età. Per un uomo di vent'anni la probabilità di avere difetti nella motilità degli spermatozoi è del 25 per cento, del 40 per cento a trent'anni, del 60 per cento a 40 e dell'85 per cento a 60. Con l'età, sempre in base allo stesso studio, diminuisce fortemente anche la motilità progressiva, la capacità degli spermatozoi di muoversi verso la meta: già a 30 anni la probabilità che sia anormale è del 50 per cento.
Sperma migliore da uomini più intelligenti?
Sembrerebbe di sì. Da una ricerca condotta negli Stati Uniti emerge che gli uomini più in forma ed intelligenti produrrebbero spermatozoi più sani e vitali e avrebbero maggiori possibilità di riprodursi. Questo quanto emerge da uno studio pubblicato nel 2009 Miller Geoffrey e pubblicato sulla rivista Commun Integr Biol. La qualità degli spermatozoi prodotti dall’uomo, pertanto, potrebbe infatti essere un buon indicatore delle sue capacità intellettuali. Questo potrebbe essere interpretato in chiave evolutiva: l’intelligenza di un uomo rappresenta alle donne il suo stato generale di salute e quindi le sue capacità riproduttive. I ricercatori dell’università del New Mexico hanno analizzato i campioni di sperma di diverse centinaia di uomini e confrontati con opportuni test hanno misurato il loro stato di salute fisica e la loro intelligenza.
Utilizzo improprio del testosterone: fare molta attenzione
Un recente lavoro scientifico, apparso sul Journal of the American Medical Association e condotto su circa 8.700 uomini, sembra scatenare tutte una serie di paure ed ansie in chi utilizza questo ormone come terapia sostitutiva, ad esempio nei deficit legati all’andropausa. Infatti, questo studio di analisi retrospettiva, condotto da alcuni ricercatori del Southwestern Medical Center di Dallas, sembra mostrare un aumento del rischio di infarto, ictus e morte nei maschi che iniziano questa terapia con il testosterone dopo essersi sottoposti, per important problemi cardiovascolari, ad una angiografia delle coronarie.
La casistica presentata è imponente: quasi 9000 uomini con un’età media di 60 anni, importanti problemi cardiaci, come già detto, e un livello di testosterone nel sangue sotto i 300 nanogrammi per decilitro (per avere un vero e proprio deficit di ormone, cioè un ipogonadismo, si deve scendere al disotto dei 230 nanogrammi per decilitro).
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