Ematuria
Definizione
Il termine ematuria indica la presenza di sangue nelle urine.
Normalmente le urine contengono 3 globuli rossi per campo a forte ingrandimento.
L'ematuria può essere "macroscopica" cioè visibile ad occhio nudo o "microscopica", cioè evidenziabile mediante tecniche di laboratorio o, più semplicemente, con particolari "striscie" che contengono i reagenti
Cause
Possiamo classificare l'ematuria in base alle cause che l'hanno determinata.
Può essere provocata dalla presenza di calcolosi delle vie urinarie (nel rene, nell'uretere, nella vescica ), in questo caso di solito associata alla presenza della sintomatologia dolorosa tipica della colica.
Può essere associata a tumori dell'apparato urogenitale (rene, uretere, vescica, prostata ,uretra).
Nei tumori dell'uretra (patologia comunque rara) è di solito presente "uretrorragia", cioè fuoriuscita di sangue dall'uretra stessa al di fuori della minzione. Molto spesso l'ematuria è causata da una patologia benigna della prostata denominata "ipertrofia prostatica benigna" (IPB).
In una percentuale significativa di traumi dell'apparato urinario e in particolare quelli che riguardano i reni, la vescica e l'uretra (in cui può essere presente anche uretrorragia) può essere presente ematuria.
Cause infettive di ematuria sono la cistite emorragica e la prostatite acuta di origine prevalentemente batterica; in questi caso sono presenti altri sintomi quali la disuria, la febbre (di solito molto elevata ed accompagnata da brividi) e il senso di peso al di sopra del pube o perineale (se di origine prostatica)..
L'ematuria da patologia nefrologica (glomerulare o interstiziale) è di solito associata alla presenza al microscopio, di cilindri e proteine nelle urine, mentre nell'ematuria da patologia urologica i globuli rossi presenti tendono ad avere una forma tondeggiante.
Esistono inoltre delle situazioni in cui è presente ematuria a causa di disturbi della coagulazione come la "porpora trombotica trombocitopenica", la "emofilia" ed altre ancora, che comunque devono essere indagate a fondo dal Medico per escludere patologie di altra natura.
Diagnosi
Una volta accertata la presenza di ematuria (sia macroscopica che microscopica), può essere di notevole aiuto la sintomatologia che spesso l'accompagna: la presenza di sintomatologia tipo colica, la febbre, la ritenzione d'urina indirizzeranno il medico verso una certa diagnosi.
L'anamnesi e l'esame obiettivo saranno di ulteriore aiuto nell' identificare dolore o dolorabilità provocata nelle regioni lombari (manovra di Giordano) o nei cosiddetti "punti ureterali sull'addome", indicativi della colica reno-ureterale; la presenza del "globo vescicale" indirizzerà verso la ritenzione acuta d'urina, mentre l'esplorazione rettale potrà in alcuni casi evidenziare patologie di origine prostatica.
La diagnostica per immagini (ecografia, TC, urografia) e gli esami strumentali (uretrocistoscopia) aiuteranno ulteriormente il medico nella formulazione di una diagnosi corretta.
Trattamento
E' l'entità dell'ematuria stessa che indica il giusto trattamento da mettere in pratica.
Se il sanguinamento è massivo è necessario il ricovero urgente in Ospedale.
Se l'ematuria è di lieve entità o è microscopica è consigliabile evitare il trattamento d'urgenza e recarsi comunque dal proprio Medico di famiglia o dall'Urologo di fiducia per accertarsi della reale origine dell'ematuria stessa.
Colica Renale
Il passaggio di un calcolo dal rene all'uretere si rivela nella maggior parte dei casi con un attacco doloroso di grande violenza, noto come colica renale (ma più propriamente detta colica ureterale). Il carattere colico del dolore è dovuto alle contrazioni spastiche della muscolatura liscia, scatenate nella parete dell'uretere dalla presenza del corpo estraneo. Il dolore nasce solitamente nella regione lombare, quindi s'irradia in direzione dell'inguine, fino a raggiungere il testicolo o il grande labbro. Tra i fenomeni riflessi di carattere neurovegetativo è anzitutto da notare il vomito.
Se la colica è accompagnata o prontamente seguita da anuria (mancata eliminazione di urina) bisogna considerare per prima cosa l'eventualità che entrambi gli ureteri siano contemporaneamente ostruiti per calcolosi bilaterale o che il rene del lato opposto sia già gravemente menomato da una precedente lesione. L'ematuria (presenza di sangue nelle urine) accompagna l'attacco doloroso e può perdurare nei giorni successivi. La colica suole durare alcune ore ma talvolta si prolunga per alcuni giorni, con attacchi intervallati da brevi periodi di tregua. Ogni dolore cessa come d'incanto quando l'uretere espelle la concrezione, che cade in vescica; e poco dopo il paziente emette con la minzione un calcolo solitamente non più grande di un grano di riso, tanto che esso può facilmente sfuggire alla ricerca se l'urina raccolta non viene attentamente osservata in un calice o filtrata in una garza. In altri casi il calcolo ha dimensioni alquanto maggiori ed allora il paziente può avvertirne in modo distinto il passaggio attraverso l'uretra, talvolta indicato da un temporaneo arresto della minzione.
La gestione di un malato con colica renale avviene, in pronto soccorso, con l'esecuzione di ecografia addominale con radiografia addominale per individuare la presenza di un calcolo renale e l'eventuale dilatazione urinaria a monte (idroureteronefrosi). Nei casi dubbi è possibile eseguire TC addome senza mdc.
Il trattamento iniziale consiste nella somministrazione di antispastici ed antidolorifici. Il trattamento urologico varia da caso a caso (terapia espulsiva, trattamento endourologico, controlli periodici).
Cistite
Definizione
E' probabilmente il più comune e frequente disturbo delle vie urinarie che colpisce sia gli adulti che i bambini. La cistite è l'infiammazione della vescica causata da agenti batterici, quali gli stafilococchi, i colibacilli, il Proteus, la Klebsiella e altri, per via ascendente, cioè dalla vagina attraverso l'uretra verso la vescica sovente nella donna, o discendente, cioè da organi infetti come il rene o l'intestino verso la vescica. Altre cause possono essere: anomalie congenite del tratto genito-urinario, un impedimento al deflusso normale di urina per la presenza di un calcolo, di un'ipertrofia della prostata o di una neoplasia, la gravidanza, il prolasso o l'incontinenza urinaria; talvolta la cistite può essere provocata dall'uso del catetere. Esiste un forma acuta e una forma cronica di cistite:
- La forma acuta insorge di solito all'improvviso ed è caratterizzata da tenesmo vescicale, cioè lo stimolo doloroso seguito dall'emissione di poche gocce di urina, da bruciore specialmente al termine della minzione, da piuria, cioè l'emissione di urina contenente pus, e da ematuria, cioè presenza di sangue nell'urina, da un senso di peso nella zona bassa dell'addome, talvolta da una febbre modesta che può diventare alta e con brividi in caso di ritenzione vescicale purulenta. L'urina può assumere un caratteristico odore di ammoniaca dovuto alla reazione chimica di alcuni batteri, come per esempio il Proteus, con l'urea.
- La forma cronica generalmente è determinata dall'evoluzione della forma acuta. I sintomi sono gli stessi della cistite acuta, ma meno intensi, più prolungati e con la tendenza a ripetersi. Talvolta la forma cronica è associata ad altre patologie delle vie urinarie.
Diagnosi
Si esegue l'esame delle urine, l'urinocoltura, la conta batterica. Se la cistite non regredisce rapidamente, se si sono avuti attacchi piuttosto frequenti o se tende a divenire cronica è opportuno esaminare l'intero tratto urinario sia mediante cistoscopia sia con altri esami specialistici, che consentono di evidenziare eventuali altre malattie e, quindi, d'intervenire con terapie specifiche. Un esame specifico può essere utile soprattutto nei bambini che possono avere un reflusso vescico-uretrale, cioè un'alterazione, talvolta congenita, del meccanismo di chiusura tra la vescica e l'uretra condizione questa che predispone facilmente ad un'infezione.
Terapia
Deve essere fatta un'accurata anamnesi per poter avere informazioni dettagliate sulla malattia e sul paziente e di conseguenza stabilire norme igienico-dietetiche terapeutiche generali. La terapia è antibiotica previo esame colturale delle urine. Possono essere somministrati anche disinfettanti delle vie urinarie e, per lenire il dolore, si usano antispastici sempre se prescritti dal medico. Contro il dolore possono essere utili semicupi caldi ed, eventualmente, lavande vaginali.
Prostatite
La prostatite è un'infiammazione della prostata. Si stima che colpisca fino al 14% della popolazione maschile, indipendentemente da età ed etnia.
I sintomi caratteristici, che possono essere presenti anche solo in parte, sono:
- dolore alla prostata ed in generale al tratto urinario, alla base del pene, all'ano e talvolta alla schiena;
- dolore e/o bruciore durante la minzione;
- un'aumentata frequenza di comparsa del bisogno, in particolar modo la notte;
- sangue nelle urine;
- febbre e malessere;
- disfunzione erettile.
La prostatite acuta e la prostatite cronica sono di norma, ma non esclusivamente, causate da batteri caratteristici dell'intestino umano; quando questi raggiungono l'uretra possono causare l'insorgere dell'infezione. Un ruolo importante è sicuramente da attribuire allo stimolo irritativo causato da regimi alimentari non corretti, così come da abitudini comportamentali quale l'uso di cicli e motocicli che possono alterare il normale funzionamento della ghiandola prostatica e del collo vescicale.
Ulteriori possibili cause sono gli interventi alla prostata, l'uso del catetere, rapporti sessuali non protetti.
La cura per la prostatite prevede innanzi tutto un esame dell'urina per individuare il batterio responsabile dell'infezione, cosicchè sia possibile individuare un antibiotico adatto all'eradicazione dell'infezione.
Come terapia sintomatica è possibile associare all'antibiotico antinfiammatori e/o analgesici come ibuprofene e paracetamolo; infine ricordiamo l'uso di alcune categorie di lassativi che contribuiscono allo svutamento intestinale che evita eccessiva pressione sulla prostata.
Pur in seguito a diagnosi di prostatite non è indispensabile astenersi da rapporti sessuali, anche se l'eiaculazione può essere precoce, tardiva o dolorosa.
Ipertrofia prostatica benigna - IPB
Definizione
L'Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB) consiste in un ingrossamento della prostata. Con l'aumentare dell'età la porzione centrale della ghiandola (posta a manicotto intorno al canale urinario) tende a svilupparsi in maniera eccessiva e spropositata. A causa del suddetto ingrossamento il canale urinario (uretra) può essere compresso e schiacciato così come la parte periferica della ghiandola (foto 1). L'Ipertrofia Prostatica Benigna è caratterizzata oltre che dall'aumento della frequenza delle minzioni diurne e notturne (pollachiuria e nicturia), anche da una sensazione di incompleto svuotamento, da minzione intermittente fino ad arrivare alla ritenzione urinaria acuta.
Cause
Non si conosce con esattezza la causa della IPB. Un ruolo essenziale sembra essere svolto dall'assetto ormonale che si viene a creare con il passare degli anni. La IPB può potenzialmente iniziare a svilupparsi molto presto, già dopo i 30 anni, ma non in tutti i soggetti si sviluppa con la medesima modalità e velocità.
Sintomi
I sintomi principali associati all'IPB sono pollachiuria (aumento della frequenza minzionale diurna), nicturia (alzarsi di notte per urinare), urgenza minzionale, sensazione di incompleto svuotamento, indebolimento del getto, minzione intermittente fino ad arrivare alla ritenzione urinaria acuta. Quest'ultima diventa una vera urgenza urologica che richiede il posizionamento di un catetere vescicale al fine di svuotare la vescica.
In altri casi possono insorgere complicanze a livello vescicale come i diverticoli e la calcolosi (foto 2).
L'esplorazione rettale (foto 3), l'ecografia addome completo e prostatica trans-rettale e addominale e l'uroflussimetria sono sicuramente necessarie per un corretto studio della malattia.
Trattamento
Esistono cure farmacologiche e terapie di tipo chirurgico:
Farmaci: Negli ultimi anni sono stati commercializzati farmaci estremamente efficaci nel ridurre i disturbi legati all'IPB. La terapia per la cura della Ipertrofia Prostatica Benigna si avvale dell'uso degli alfa-litici ed anti-androgeni periferici quali la finasteride e la dutasteride che inibiscono la crescita volumetrica dell'adenoma prostatico riuscendo inoltre in una buona percentuale dei casi anche ridurne il volume. Vengono anche utilizzati prodotti fitoterapici (estratti vegetali) la cui azione non è ben nota ma che sembrano agire sulla componente infiammatoria.
Interventi chirurgici: Qualora il trattamento medico risulti inefficace è necessario intervenire chirurgicamente con interventi atti a rimuovere l'adenoma prostatico sia con tecniche endoscopiche (resezione trans-uretrale di prostata) sia a cielo aperto (per via trans-vescicale).
Esistono cure chirurgiche di diversi tipi:
Adenomectomia chirurgica: è l`intervento tradizionale, che si esegue con un accesso addominale sovrapubico ed é riservato alle prostate di grosse dimensioni.
Distruzione della prostata con laser: tipi diversi di laser vengono introdotti per via trans-uretrale per distruggere il tessuto adenomatoso. Recentemente sono state proposte nuove terapie alternative: le diverse forme di termoterapia; esse sono tutte ambulatoriali e minimamente fastidiose per il paziente. Non tutte sono però parimenti efficaci. Ciò nonostante, almeno per alcune di esse, l'assenza di complicanze significative e la minor invasività le rendono una strada alternativa interessante. Tra queste ricordiamo la TUNA (Trans urethral needle ablation) una metodica che consiste nel “bruciare” l’adenoma prostatico con aghi introdotti per via transuretrale e che trasmettono il calore mediante radiofrequenza. Tale procedure può essere eseguita in anestesia locale e il catetere viene generalmente rimosso dopo poche ore.
Resezione endoscopica transuretrale o T.U.R.P.: anche questo é un intervento chirurgico tradizionale che si esegue senza "taglio" ma con uno strumento speciale introdotto nel canale urinario attraverso il pene (foto 4). L’adenoma di prostata viene fatto a “fettine” per via endoscopica crendo al termine “una scodella” o cavità più ampia disostruendo il collo vescicale e l’uretra prostatica dall’ingombro dell’adenoma (foto 5).