Dolore cronico testicolo o scroto
Molto spesso nella pratica quotidiana degli urologi ci si trova di fronte a pazienti che riferiscono un dolore testicolare o scrotale cronico di varia entità che non regredisce con terapia antiinfiammatoria e/o antibiotica. Questa situazione a volte può diventare angosciosa sia per il paziente sia per il medico considerato che spesso non si riesce a trovare un rimedio efficace. Quando ci si trova di fronte ad un paziente che riferisce un dolore testicolare ricorrente bisogna prima di tutto escludere problemi reversibili che originano direttamente dal testicolo e dalle strutture anatomiche che lo circondano oppure dolori indiretti (riflessi) originati in altre sedi anatomiche.
Le cause dirette di un dolore o fastidio scrotale sono:
- Infezione del testicolo e/o epididimo: orchiepididimite
- Torsione testicolare intermittente cioè rotazione del testicolo e del funicolo lungo il suo asse longitudinale
- Tumore testicolare
- Varicocele
- Presenza di cisti benigne del testicolo talora contenente spermatozoi immobili
- Idrocele ovvero la presenza di liquido prodotto in eccesso attorno al testicolo
- Traumi
- Testicolo “in ascensore” con episodi di sub-torsione: situazione in cui il testicolo tende a risalire nel canale inguinale
- Intrappolamento dei nervi che giungono al testicolo (fibrosi perineurale), con dolore persistente, dopo interventi chirurgici sullo scroto ad esempio per idrocele, vasectomia, intervento per varicocele ecc.
- Interventi sul canale inguinale tipo la classica riparazione di ernia inguinale (dolore da incarceramento del funicolo spermatico).
Screening carcinoma prostatico: dibattito sempre aperto
Sebbene la valutazione del PSA (prostate-specific antigen) sia comunemente utilizzata per lo screening del carcinoma prostatico nella popolazione asintomatica, ancor’oggi è in corso una discussione relativa alla sua appropriatezza. Tale parametro risulta alterato non solo in caso di carcinoma prostatico ma anche in altre condizioni, quali l’iperplasia prostatica benigna (IPB) e la prostatite. Inoltre, fattori genetici, obesità e alcuni trattamenti possono alterarne i livelli. Ciononostante esiste un consenso generale che lo screening con il PSA ha permesso di diagnosticare, in uno stadio localizzato, un gran numero di carcinomi alla prostata. Tale affermazione è frutto di numerosi studi clinici controllati che hanno dimostrato nella popolazione sottoposta a screening con PSA una riduzione del rischio relativo e assoluto di carcinoma prostatico metastatico rispetto alla popolazione non sottoposta a screening.
Lo studio European Randomized Study of Screening for Prostate Cancer (ERSPC), che ha incluso 162.243 uomini di età tra i 55 e 69 anni, riporta che dopo una mediana di follow-up di 9 anni è stata osservata una riduzione del rischio di mortalità per carcinoma prostatico del 20% e di malattia metastatica alla diagnosi nel 41% nei soggetti che erano stati sottoposti alla valutazione del PSA rispetto ai controlli.
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Sangue nella pipi (urine). Che fare?
Il termine ematuria indica la presenza di sangue nelle urine. Talvolta il sanguinamento è cosi evidente da spaventare molto il paziente (in questo caso parliamo di ematuria macroscopica ovvero macroematuria). A volte, invece, si manifesta subdolamente e si evidenzia solamente mediante indagini microscopiche sulle urine (in tal caso parliamo di ematuria microscopica ovvero microematuria).
In caso di macroematuria il colore delle urine può cambiare in base alla quantità di sangue perso nelle urine. Basta 1 ml di sangue per colorare in maniera apprezzabile le urine. Nelle urine si possono presentare diverse sfumature del rosso. Quando il pH urinario è particolarmente acido, il prodotto dell'escrezione renale assume tonalità più vicine al marrone scuro (urine color fondo di caffè).
Anche quando le urine stazionano a lungo nelle vie urinarie, l'ossidazione dell'emoglobina presente nelle tracce di sangue, le rende più scure. Al contrario, in caso di lesione acuta, seguita da rapida eliminazione urinaria, l'escreto assume un colore rosso intenso.
L'urina, prodotta dal rene, viene convogliata nella vescica attraverso piccoli tubicini chiamati ureteri; da qui, attraverso l'uretra, fuoriesce all'esterno con l'atto della minzione.
Il sanguinamento può presentarsi nel primo tratto della minzione e solitamente si tratta di emorragia che si è verificata a livello uretrale (ematuria cosiddetta iniziale); se si osserva un sanguinamento nel tratto terminale della minzione (ematuria terminale) è probabile che esistano infiammazioni del collo vescicale quasi sempre secondarie all’ingrossamento benigno prostatico che solleva il collo vescicale. La congestione a tale livello dovuto all’iperplasia prostatica benigna determina molto spesso la rottura di capillari del collo vescicale che si manifestano con un sanguinamento al termine della minzione. Se la colorazione con diverse tonalità del rosso diventa sempre più intensa mano a mano che il flusso continua, si tratta probabilmente di emorragia vescicale.
Due nuovi marcatori per il tumore della prostata
Il tumore della prostata è il cancro più frequentemente diagnosticato nell’uomo. Il PSA (Antigene Prostatico Specifico) è l’esame del sangue utilizzato per diagnosticare il tumore della prostata. Il limite del dosaggio annuale del PSA è che molti pazienti eseguono biopsie prostatiche "inutili", cioè che non identificano alcun tumore e che idealmente dovrebbero essere risparmiate al pazienti.
Pertanto, la ricerca scientifica sta analizzando l’efficacia di altri tipi di marcatori tumorali della prostata che in associazione al PSA possono permettere di individuare i soggetti da sottoporre a biopsia prostatica.
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