Ingrossamento della prostata (IPB): i farmaci comunemente usati come agiscono?
Il trattamento medico dell’ipertrofia prostatica benigna (IPB) rappresenta una vera e propria opzione terapeutico e molto spesso unica e definitiva. I pazienti con sintomi minzionali lievi/moderati nel 70% dei casi potranno beneficiare dalla terapia farmacologica e non arrivare mai ad un approccio chirurgico/invasivo per risolvere il problema urologico. Dopo l’inizio di un trattamento la valutazione clinica andrebbe fatta dopo 3-6 mesi magari anche con la misurazione del flusso urinario (uroflussometria). I farmaci maggiormente impiegati per il trattamento dei sintomi da IPB son gli α1-litici selettivi. Conosciamo la prazosina, alfusozina, terazosina, doxasozina, tamsulosina e silodosina. Queste molecole agiscono bloccando i recettori α1 – adrenergici nella muscolatura liscia prostatica e del collo vescicale determinando una riduzione dell’ostruzione indotta dall’ingrossamento della prostata e favorendo espulsione dell’urina dalla vescicale. Come si vede dalla immagine iniziale con questi farmaci il primo tratto del canale uretrale, il condotto che porta l’urina dalla vescica all’esterno, viene rilasciato maggiormente con maggior facilità nell’espulsione dell’urina.
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Problema alle mammelle (seni) maschili
La ginecomastia è la crescita della mammella nell’uomo. Talvolta, risulta difficile distinguere quando una mammella nell’uomo è normale oppure no: può essere difficile distinguere il vero tessuto mammario da masse di tessuto adiposo senza un vero aumento di volume della ghiandola. La crescita della ghiandola nell’uomo, come nella donna è mediata dagli estrogeni e deriva dall’alterazione tra androgeni attivi ed estrogeni nel plasma o all’interno della ghiandola stessa. Nell’uomo normale il rapporto tra la concentrazione dei due ormoni è circa 300:1. La ginecomastia è provocata da una diminuzione della produzione o attività del testosterone, aumentata formazione di estrogeni o per la presenza contemporanea dei due processi.
Eiaculazione precoce: una nuova terapia
Finalmente qualcosa di nuovo per l’eiaculazione precoce. Sicuramente non si tratta di una nuova molecola o un nuovo rimedio per questa affezione ma la formulazione di questo prodotto lo rende assolutamente interessante come se considerassimo questo prodotto come un farmaco innovativo. Parliamo del “Fortacin “ nuovo farmaco da poco in commercio per l’eiaculazione precoce. Si tratta di uno spray in confezioni monodose da somministrare al bisogno. Si è visto essere efficace in circa 5 minuti e avere la durata di circa un paio d’ore. Attualmente per l’eiaculazione precoce esiste un’unica terapia approvata (Priligy - Dapoxetina) che consiste nell’assunzione di un farmaco in compresse poco prima del rapporto sessuale. Lo spray Fortacin sembra aumentare i tempi di penetrazione, ritardare l’orgasmo e rendere migliore la prestazione sessuale. E farà la gioia dei quattro milioni di uomini che non si ritengono all’altezza dei desideri della propria partner.
Eiaculazione ritardata: problema misconosciuto ma emergente
Si parla di eiaculazione ritardata quando, durante la masturbazione o atto sessuale o qualsiasi altra apprezzabile ed adeguata stimolazione sessuale, il riflesso eiaculatorio non insorge o si manifesta solo dopo un periodo di tempo eccessivamente prolungato. L'eiaculazione ritardata rappresenta un comune disturbo della fase orgasmica, sebbene meno frequente rispetto alla eiaculazione precoce. Molto spesso il ritardo dell'atto eiaculatorio si traduce in un ricorrente rinvio orgasmico che, sovente, degenera in una vera e propria anorgasmia cioè l’incapacità di raggiungere l'apice del piacere.
L’eiaculazione ritardata è probabilmente una tra le meno comprese, e forse meno studiate, disfunzioni sessuali maschili. Tale problema può variare in base all’età della persona, in termini di intensità e durata. Il disturbo deve provocare un significativo discomfort o difficoltà nelle relazioni interpersonali.
Si stima che l’eiaculazione ritardata sia una disfunzione sessuale presente in circa il 3% degli uomini. Nonostante ciò, con l’esperienza clinica, gli urologi e i sessuologi hanno notato un numero crescente di uomini che lamentano questo disturbo. La prevalenza dell’eiaculazione ritardata appare correlata con l’età. Questo fatto non stupisce poiché è noto che la funzione eiaculatoria tende a indebolirsi con l’età (e questo in parte inevitabile in quanto tutte le funzioni dei nostri apparati tendono a modificarsi con il passare degli anni). Dal punto di vista filogenetico l’emissione dello sperma non è così fondamentale dopo una certa età quando il “traguardo” della fertilità dovrebbe essere già stato raggiunto.
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