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I calcoli vescicali primitivi sono quelli che compaiono in assenza di altri disturbi minzionali. Negli adolescenti al giorno d’oggi in Europa sono assai rari. Invece, nei Paesi sottosviluppati l’incidenza è significativamente alta a causa da un lato dalle abitudini e necessità dietetiche (carenza di proteine e di fosfati) e dall’altro dalla disidratazione cronica da alte temperature e dissenteria che favoriscono, in questi luoghi, la formazione dei calcoli vescicali.
Normalmente le infezioni delle vie urinarie (cistiti nelle donne e prostatiti nell’uomo) non giocano alcun ruolo nella creazione di un calcolo vescicale. Tuttavia, se parliamo di calcolosi vescicale secondaria le cause infettive possono avere un ruolo significativo associato, solitamente, ad un’alterazione dello svuotamento vescicale (iperplasia prostatica benigna, stenosi uretrali, vescica neurologica, ecc…). Queste condizioni sono solitamente associate al ristagno urinario con infezioni urinarie croniche. Cause più rare che determinano calcoli vescicali sono i corpi estranei vescicali che possono fungere da nuclei di cristallizzazione di calcoli vescicali di apatite.
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Si è sempre detto: “fate attività fisica: fa bene al fisico e alla mente”. Grazie del consiglio, ma al giorno d’oggi avere tempo libero per fare sport e attività fisica di ogni genere ne abbiamo sempre meno. Siamo sempre più presi dalle attività lavorative e familiari (sempre più sedentarie, davanti al computer!!!; “trasportare” i nostri figli da una scuola ad un centro sportivo all’antro, ma in automobile!!! ecc. ecc.). Tempo libero a disposizione per uomini e soprattutto per le donne con figli sempre meno. Viviamo in un epoca che non ci consente di riposare. Siamo sempre presi dagli impegni, lavorativi o familiari, che vivremmo nelle ore, giorni o mesi successivi. Le nostre agende sono quasi sempre zeppe/piene di impegni (per fortuna perché in epoca di disoccupazione non avere un impegno lavorativo e/o professionale sarebbe ancora peggio). Quindi, dopo queste considerazioni cosa dobbiamo fare? Puntare tutto sul lavoro, sulla carriera, sul benessere psico/fisico dei nostri figli o ritagliare uno spazio fisico/temporale per il nostro benessere? La risposta è semplice ed intuitiva anche senza dati e risposte scientifiche ma dettate dal buon senso.
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Una delle domande più frequenti che vengono fatte dai pazienti è sulla frequenza dei rapporti sessuali e sul numero di eiaculazioni. C’è sempre perplessità o timore che avere pochi o troppi rapporti sessuali possa creare qualche danno al nostro organismo, al nostro apparato uro-genitale e in particolare alla ghiandola prostatica. Al Congresso Nazionale di Andrologia svoltosi a Roma dal 10 al 12 maggio 2018, cui ho partecipato, si è cercato di approfondire questa tematica. Le prime indagini riguardo al ruolo della frequenza eiaculatoria e il rischio di sviluppare una neoplasia maligna della prostata risalgono al 2000. Sembrerebbero esserci due ipotesi e dati contrastanti: da un lato un’aumentata frequenza di rapporti sessuali e quindi di eiaculazioni può portare ad una più frequente eliminazioni dei fluidi prostatici e quindi di quelle sostanze tossiche che possono indurre un tumore della prostata, dall’altra la stessa ed intensa attività sessuale ed eiaculatoria può tradursi in un maggior rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili con un maggior rischio di sviluppare in tumore maligno prostatico sebbene questa ipotesi non sia mai stata dimostrata scientificamente.
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L’incontinenza urinaria (I.U.) è un problema medico ed igienico-sociale comune in tutto il mondo. L’I.U. è più frequente nel sesso femminile con un rapporto di 2,5:1 rispetto a quello maschile. Si stima che circa il 30-40% delle donne oltre i 60 anni presenti delle perdite involontarie di urina più o meno associata a sintomi di prolasso degli organi pelvici (vescica, utero o retto). La tipologia di incontinenza prevalente è quella da stress (I.U.S.) cioè quella legata allo sforzo fisico con un aumento della pressione addominale (risata, starnuto, colpo di tosse, marcia, corsa ecc.). La gravidanza e il parto fisiologico giocano un ruolo importante nella genesi della I.U.S. e del prolasso. Questo perché si modificano direttamente o indirettamente le strutture di supporto dell’uretra e della vescica (pavimento pelvico femminile). Inoltre, si possono verificare durante il parto delle lesioni neurologiche come ad esempio la compressione o lo stiramento del nervo pudendo che può essere permanente. Fattori di rischio per sviluppare I.U. dopo la gravidanza e il parto sono le alterazioni congenite del sistema fasciale, il perineo corto (distanza ano-vulva meno di 2 cm), la macrosomia fetale (ovvero il peso fetale superiore a 3700 gr.), parto prolungato, utilizzo del forcipe e le manovre per facilitare l’espulsione del feto con maggior rischio di lacerazioni del sistema muscolare e fasciale del pavimento pelvico femminile.