- Dettagli
- Categoria: Diagnosi
La cistoscopia, o uretrocistoscopia, è una procedura diagnostica, effettuata solitamente da un urologo, che permette la visualizzazione della parte interna delle base vie urinarie (uretra, prostata, collo della vescica e vescica). La cistoscopia è indicata per la diagnosi delle malattie delle base vie urinarie e della prostata.
Durante questa procedura un cistoscopio (un sottile strumento a forma di tubo con al suo interno un’ ottica collegata ad una telecamera ed a una fonte luminosa) è inserito nella vescica tramite l’ uretra (il condotto che trasporta l’urina).
E’ un esame importante sia per la patologia maschile che femminile. Nelle donne l’esame è più semplice e meno traumatico per la brevità del condotto uretrale che consente di arrivare in vescica più facilmente e senza superare altri organi come la prostata nell’uomo. L’utilizzo di uno strumento flessibile consente di eseguire l’esame anche nell’uomo senza particolari dolori o fastidi.
La cistoscopia può essere usata per valutare e diagnosticare le seguenti patologie: neoplasie vescicali, presenza di sangue nelle urine, dolore durante la minzione, infiammazioni/infezioni recidivanti, ritenzione urinaria, calcolosi vescicale, incontinenza urinaria
Inoltre l’urologo utilizza la cistoscopia per valutare anomalie del rivestimento dell’apparato urinario quali:
- Diverticoli (estroflessioni della mucosa)
- Uretere ectopico (dislocato)
- Fistola (comunicazione anomala tra la vescica e altri organi)
- Trabecolazioni (ipertrofia del tessuto muscolare)
- Tumori
- Ureterocele (dilatazione dell’estremità inferiore del uretere)
- Dettagli
- Categoria: Ricerche
Secondo i dati della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’aspettativa di vita alla nascita è in continuo aumento in tutto il mondo a partire dagli inizi del secolo scorso. In particolare, l'aspettativa di vita supera ormai 83 anni in Giappone, ed è di almeno 81 anni in diversi altri paesi con un'aspettativa media globale di 71 anni osservati nel 2013.
Mentre l'invecchiamento globale rappresenta il risultato di progressi ottenuti in campo medico, sociale, ed economico, esso presenta, tuttavia, delle enormi sfide a cui fare fronte.
Nonostante i progressi nella cura della salute, infatti, molte persone anziane hanno malattie croniche e progressivamente debilitanti con necessità di assistenza quotidiana. La più grande sfida in tal senso diviene, pertanto, la prevenzione della disabilità fisica e l'estensione di un aspettativa di vita attiva".
La sarcopenia, ossia la perdita di massa muscolare e della sua funzione rappresenta un evento cruciale nello sviluppo della “fragilità dell’anziano” termine utilizzato per indicare quei soggetti di età avanzata o molto avanzata, cronicamente affetti da patologie multiple, con stato di salute instabile e spesso complicato da problematiche di tipo socio-economico. Solitamente questo stato comporta un rischio elevato di rapido deterioramento della salute e dello stato funzionale ed un elevato consumo di risorse precedendo la disabilità conclamata in adulti più anziani.
Insieme con il graduale declino di molte altre funzioni fisiologiche, nel maschio, si assiste ad una riduzione della funzione testicolare e della produzione di testosterone. Le ragioni di questo fenomeno non sono state completamente chiarite ma considerando le proprietà anabolizzanti dell’ormone maschile, il suo ruolo nello sviluppo della fragilità dell’anziano e il possibile miglioramento di alcuni sintomi ad essa correlabili ha suscitato una notevole attenzione. Un recente studio di meta-analisi ha chiaramente dimostrato come la terapia con testosterone possa migliorare la composizione corporea incrementando la massa magra e riducendo quella grassa.
Tali risultati sembrano suggerire i presupposti per un atteso miglioramento della forza muscolare e della performance fisica. Tuttavia, le evidenze attualmente disponibili indicano che il testosterone da solo sia relativamente inefficace nel miglioramento della performance fisica dell’anziano. Viceversa l’uso combinato di testosterone e di esercizio fisico appropriato o di un’adeguata stimolazione funzionale sembra possa rappresentare un approccio in grado di fornire migliori risultati.
- Dettagli
- Categoria: Chirurgia
Nel mondo la circoncisione viene eseguita per motivi e convinzioni diverse.
La circoncisione rituale o religiosa viene praticata generalmente nei bambini per motivi di carattere religioso (ebrei, musulmani, molte tribù africane).
La circoncisione preventiva è molto diffusa negli Stati Uniti da quando si è diffusa la notizia che nei pazienti circoncisi la possibilità di contrarre malattie a trasmissione sessuale è ridotta. A partire dagli anni 90 molti americani si sottopongono a questo trattamento soprattutto dopo l’avvento dell’AIDS.
In Italia e in Europa in generale la circoncisione è terapeutica quindi eseguita per trattare patologie del pene che con altri trattamenti non si hanno risultati significativi (fimosi, infiammazioni croniche del prepuzio – balanopostiti).
Gli uomini circoncisi e non circoncisi risultano sensibili nelle stesse porzioni del pene ed in risposta allo stesso tipo di stimoli. Secondo Jennifer Bossio della Queen’s University dell’Ontario, autrice di uno studio che ha preso in esame 62 uomini, ciò dimostra che la circoncisione neonatale non è associata a variazioni nella sensibilità del pene, e suggerisce che il prepuzio non ne sia la parte più sensibile.
- Dettagli
- Categoria: Chirurgia
Nei pazienti affetti da carcinoma della prostata, l’intervento chirurgico di prostatectomia radicale rappresenta oggi l’opzione terapeutica che fornisce la più alta efficacia in termini di guarigione dalla malattia. Questo intervento è stato gravato in passato da elevate percentuali di incontinenza urinaria e di disfunzione erettile (impotenza). Nelle epoche attuali, quando la tecnica chirurgica viene eseguita a regola d’arte in presenza di una malattia ancora limitata alla prostata, queste sequele non dovrebbero più osservarsi.
Nei casi selezionati è possibile eseguire la cosidetta tecnica “nerve-sparing” o “anatomica” che permette di salvaguardare i nervi erettori del pene.
Il mantenimento dell’erezione dopo l’intervento chirurgico si basa su alcuni requisiti da valutare con attenzione prima della operazione:
1. Il paziente che prima dell’intervento chirurgico presenta erezioni del tutto normali, senza avere bisogno di farmaci come Cialis, Levitra, Spedra o Viagra è il candidato ideale al recupero rapido e completo della propria funzionalità erettile. Se al contrario un paziente presenta già una disfunzione erettile di vario grado prima dell’intervento chirurgico, è ovviamente inevitabile che questa rimarrà anche dopo l’operazione.
2. Una buona potenza sessuale preoperatoria si associa tipicamente ad una giovane età ed alla assenza di malattie come il diabete mellito ad esempio o stili di vita (fumo di sigaretta) che possono di per sè causare un peggioramento delle erezioni.
E’ stato suggerito l’uso dei farmaci vasodilatatori sopra riportati nelle settimane precedenti l’intervento chirurgico seguendo l’ipotesi che questi possano condizionare positivamente l’endotelio dei vasi sanguigni penieni. Questa ipotesi non è priva di fondamento ed è consigliabile a molti pazienti candidati ad intervento di prostatectomia radicale “nerve sparing” l’assunzione giornaliera di Cialis 5 mg 1-2 mesi prima dell’intervento chirurgico.
Per il ripristino completo delle erezioni, l’intervento chirurgico deve essere eseguito con tecnica "nerve-sparing” perfetta. Questo significa rispettare durante l’intervento un “gomitolo” di nervi che avvolgono completamente la prostata e che raggiungono i corpi cavernosi del pene dando inizio all’erezione. Il presupposto fondamentale è che si abbia di fronte una prostata con malattia tumorale ben localizzata all’interno della ghiandola e che permetta cioè una tecnica di rimozione molto aderente alla capsula prostatica. In altre parole se il paziente presenta un tumore prostatico chiaramente molto esteso e che sembra oltrepassare i confini della ghiandola (extracapsualre) sara’ difficile potere liberare il paziente dalla malattia mantenendo integri i nervi responsabili della erezione. Negli ultimi tempi ci è d’aiuto un esame radiologico: la RMN della prostata multiparametrica che consente, molto spesso, di localizzare la lesione tumorale all’interno della prostata e i suoi “confini” rispetto alla capsula e rispetto ai nervi erettori.