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Un cambiamento visibile e percepibile nell’aspetto, nel colore o nel volume dell’eiaculato può essere un segno di qualcosa che non va nel maschio. Il liquido seminale (sperma) normalmente eiaculato (emesso) durante l’orgasmo ha un aspetto grigio opalescente ed è omogeneo. Quando, invece, ci appare molto trasparente può essere dovuto ad una concentrazione di spermatozoi molto scarsa. Talvolta, può anche apparire di colore bruno o rossastro, se sono presenti globuli rossi, cioè sangue nell’eiaculato. In questo caso si parla di emospermia e la valutazione urologica ed andrologica verrà indirizzata a valutare la presenza di infiammazioni delle vie seminali come la prostatite (causa più frequente) piuttosto che ad escludere la presenza di neoplasie maligne della ghiandola prostatica stessa (causa meno frequente).
La comparsa di sperma con colore giallognolo, magari accompagnato da bruciore, può suggerire un’infiammazione o un’infezione delle vie genitali. Un aspetto lattescente, specialmente se accompagnato da un ridotto volume, può invece riflettere un danno a carico delle vescichette seminali. I campioni di liquido seminale normale possono però contenere dei granuli simili alla gelatina che sono probabilmente secreti dalle ghiandole di Cowper.
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Di AIDS non si guarisce, ma a differenza di molte malattie, questa si può prevenire al 100%. Il virus si nutre dell'ignoranza e dei luoghi comuni, che ne favoriscono la diffusione. Ecco alcuni concetti da tener ben presente su questo tema:
AIDS e HIV non sono la stessa cosa
L'AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita) è causato dal virus dell'HIV, che aggredisce il sistema immunitario umano, rendendolo incapace di far fronte alle infezioni. Ma non tutte le persone sieropositive, cioè che hanno contratto il virus dell'HIV, sono destinate a sviluppare l'AIDS. Ci si ammala soltanto in assenza di cure adeguate. Con una diagnosi tempestiva e l'assunzione costante di farmaci antiretrovirali, si può restare portatori del virus con una speranza di vita "normale".
Non solo promiscuità sessuale e consumo di droghe
La causa principale è il virus. L’arma principale che abbiamo per combatterlo è la diffusione della cultura della prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili. Se è vero che quelli descritti sono comportamenti a rischio, stigmatizzarli e ignorare che l'HIV può riguardare chiunque, anche chi è impegnato in una relazione monogama e non fa uso di droghe, non aiuta certo a proteggersi. Con questo pregiudizio si ignora inoltre una grossa fetta del problema, quello del contagio madre-figlio: ogni giorno nel mondo, nascono 600 bambini sieropositivi.
Non solo un problema degli omosessuali
La maggior parte degli uomini contrae il virus dell'HIV attraverso il contatto sessuale con un uomo infetto: si tratta, perciò, di una popolazione particolarmente a rischio. Ma il 16% degli uomini e il 78% delle donne si ammala all'interno di una relazione eterosessuale. La vera popolazione a rischio è quindi, quella che non usa il preservativo.
Avere contatti quotidiani con chi è sieropositivo o malato di AIDS non mette a rischio di contagio
Il virus dell'HIV si trasmette soltanto attraverso sangue, sperma, secrezioni vaginali o latte materno. La trasmissione sessuale è la modalità più diffusa e riguarda l'80% delle nuove diagnosi. Non si trasmette mangiando dallo stesso piatto di una persona portatrice del virus, né usando lo stesso bagno. Non si trasmette con strette di mano, abbracci o baci: nel caso di baci "profondi", il rischio contagio si ha solo nel caso entrambi i partner abbiano ferite o lesioni orali che possano favorire il contatto tra il rispettivo sangue. Il virus dell'HIV non si trasmette con la saliva.
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Le più importanti linee guida nazionali ed internazionali, soprattutto in campo urologico e chirurgico, indicano l’esplorazione rettale come una manovra diagnostica decisiva e sempre da farsi quando è presente un dolore soprattutto ai quadranti inferiori dell’addome, nei disturbi persistenti delle basse vie urinarie, nei disturbi ano-rettali e, anche in assenza di sintomi, dovrebbe far parte comunque della valutazione urologica soprattutto nella diagnosi del cancro prostatico e nella chirurgia generale del cancro colon-rettale.
In campo andro-urologico, ma anche nella chirurgia generale, un preciso e mirato esame clinico permette in molti casi di sospettare e anche diagnosticare lesioni tumorali, indicare altri accertamenti diagnostici capaci di confermare o perfezionare la sospetta diagnosi del problema clinico affrontato, capire l’urgenza del problema che si deve affrontare, chi è lo specialista su cui eventualmente orientare il paziente: urologo, andrologo, proctologo, gastroenterologo, chirurgo ed infine, in presenza ad esempio di importanti problemi psicologici o psichiatrici, di valutare se è il caso di chiamare in causa anche queste figure professionali.
Tale manovra clinica deve sempre essere preceduta da un attento e preciso esame obiettivo dell’addome con il paziente disteso in posizione supina; in questo modo si potranno valutare importanti segni clinici (sovradistensioni vescicali, timpanismi, punti dolorosi, cicatrici, ernie inguinali, linfadenopatie inguinali) ed esaminare i genitali del maschio (struttura del pene, aspetto del glande, del prepuzio, del meato uretrale esterno, dello scroto, caratteristiche di testicoli, degli epididimi, del funicolo). Dopo questa fase, si procede all’esplorazione rettale e quindi s’invita il paziente a piegare e a divaricare le ginocchia al fine di esporre quanto più possibile il perineo. In questi casi può essere indispensabile l’utilizzo di altre posizioni più particolare come la posizione genu-pettorale da supino o in decubito laterale (posizione generalmente indicata in ambito proctologico). Prima dell’esplorazione rettale importante è pure valutare per bene la zona perineale in questo modo vengono viste eventuali lesioni a carico della cute: infezioni, secrezioni, fistole, ascessi, ulcere varie, condilomi, lesioni psoriasiche o di tipo traumatico, emorroidi, ragadi o marische.
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Di rimedi per evitare spiacevoli gravidanze, oggigiorno, ce ne sono tantissimi; dalla pillola contraccettiva femminile, a quella classica del giorno dopo. La ricerca scientifica propone sempre formule nuove e meno invasive per la donna: sono tutte indirizzate a favorire il fattore estetico sempre più indiscreto e preciso. La novità ora è nel riuscire a pensare la contraccezione non solo per l'universo femminile, ma anche per quello maschile (oltre il normale preservativo). Ecco così che tra le invenzioni ce n'è una che ben presto attirerà l'attenzione di tutte le donne: il "pillolo" per l'uomo! Sarà la nuova frontiera della contraccezione? In un mondo moderno che vuole per le coppie una divisione di compiti più equa, ora sarà possibile anche sotto le lenzuola.
Una combinazione di ormoni iniettata nel corpo maschile si è rivelata un contraccettivo efficace quanto la pillola femminile, prevenendo le gravidanze nel 96% dei casi. È quanto emerge da uno studio multicentrico condotto dalla University of Edinburgh pubblicato sul “The journal of clinical endocrinology and metabolism”, che lascia intravedere un futuro in cui le responsabilità della contraccezione siano equamente distribuite all'interno delle coppie, ma che evidenzia anche alcuni importanti effetti collaterali.